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Fashion

Il fashion blogging è morto?

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E’ una frase che giusto una settimana fa ho condiviso con delle amiche blogger della “vecchia guardia”: il fashion blogging è morto (?).

Paradossale che lo dica proprio da un fashion blog, e da fashion blogger? Ma tant’è. Dal 2007, anno in cui ho aperto il mio primo blog, e con me alcune blogger “pioniere”, il mondo del blogging è molto, lasciatemi dire, troppo cambiato. Di fatto, il fashion blogging, quello che persone come me hanno contribuito a creare con uno spirito decisamente pionieristico, di condivisione, di creazione di contenuto, di scoperta, racconto, non esiste più.

O meglio, esiste solo in parte, e continua ad essere portato avanti proprio dalle medesime persone (e fortunate eccezioni alla regola). Perchè onestamente, chi ha aperto un blog negli ultimi due o tre anni, lo ha fatto -anche, giustamente, credo- pensando ad un fashion blog come modello di business, come opportunità di lavoro, come ricerca di una occupazione. Non che questo sia da disprezzare, anzi, ammiro e supporto sempre e da sempre l’iniziativa personale e lo spirito imprenditoriale di chi fa di una passione un lavoro.

Ma. C’è un ma. Qui non parliamo solo di un lavoro in senso stretto, ma di creazione di contenuto, di informazione, di onestà. Purtroppo ultimamente vedo che spesso questi valori vengono fagocitati dal valore del “denaro”, dello scambio, dell’accumulo. Insomma, quello che era lo spirito primigenio del blogging è quasi scomparso. In tutto questo ci sono delle responsabilità sicuramente, da imputare in primo luogo ad una certa (mancanza di) etica personale e una certa avidità (oltre che “sindrome da Grande Fratello”) da parte di alcuni.

E’ forse anche un percorso naturale, quello per cui quando qualcosa entra a far parte del sistema, ne introietti i codici e ne subisce, volente o nolente, i meccanismi. Lasciatemi dire che in tutto questo trovo un po’ di amarezza. Fortunatamente esistono delle eccezioni, delle belle eccezioni, e mi auguro che con il tempo la sola mercificazione scompaia a vantaggio di chi fa un lavoro serio, soprattutto nei confronti di chi sta fuori dal sistema (ossia i lettori).

Il tema è caldo, ampio, ricco di sfumature, che non si possono esaurire in un solo post. Ho pensato di scriverci un libro, dal titolo “Fashion blogging is dead?“. Spunti, idee, consigli, contributi, critiche sono più che benvenuti (e se ci sono editori interessati, che si facciano avanti!).

Più che un attacco mi piacerebbe capire come può evolvere questo sistema, e trarne qualcosa di positivo, per questo lascio il punto di domanda: il fashion blogging è morto?

(foto | mia rielaborazione grafica di una foto di Tumblr)

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