Fashion stories: Dior
Accade spesso che arte e moda si incontrino e che la seconda si lasci influenzare dalla prima, nei tratti, nei movimenti, nelle linee. Accade, sì, e non sempre è detto che sia un successo: ma talvolta si tratta di un incontro idilliaco. Ci sono binomi che quando si manifestano rasentano la perfezione, trasmettendo emozioni e creando spunti da assaporare. Dior ne è un grande esempio.
Le sue creazioni sono state veicolo d’arte ed opere al tempo stesso e lo sono state sin dal momento della fondazione della Maison nel 1947, anno in cui Christian Dior aprì le porte del suo mondo, concedendo agli altri il privilegio di affacciarsi a questa realtà onirica. Da allora sono passati quasi 70 anni che sono stati colmi di traguardi e di tappe da ricordare una ad una, per tracciare un percorso tra le icone ed i momenti più significativi.
Nel 1953 viene creato il primo rossetto, ovvero Rouge Dior, aprendo quello che è la sfera beauty di questa grande Maison. Si ha poi un’espansione a livello mondiale, presetando al di là dei confini quello che è l’universo Dior: nel 1957 Christian Dior appare sulla copertina del Time e questo è un momento molto importante, non solo per la casa di moda in senso stretto, ma anche per il mondo della moda, perché è il primo stilista a comparire sulla copertina della rivista; inoltre, nel 1959 porta le sue creazioni in una realtà completamente nuova, sfilando a Mosca. Nel frattempo prosegue l’espansione dell’area beuty all’interno della casa di moda, vedendo la creazione ed il lancio dei primi smalti e delle prime fragranze.
Nel 1967 si affianca a quella che era la produzione moda per gli adulti, il mondo Baby Dior, allargando il target e creando abiti unici anche per l’infanzia. Nel 1975 vengono creati i primi orologi, aggiungendo quindi un’ulteriore area alla Maison Dior, espandendo il lusso verso altri ambiti e scandendo il tempo della moda.
Due momenti che legano profondamente Dior all’arte sono, invece, la mostra retrospettiva al Museo delle Arti Decorative di Parigi, tenutasi nel 1987 e l’inaugurazione del Museo Christian Dior di Granville del 1997, aperto proprio nella casa in cui lo stilista ha trascorso la propria infanzia.
Ricollegandoci al concetto di arte e cercando di spiegare l’importanza che questa ha avuto nella carriera e nella vita di Dior, è importante parlare della contaminazione che c’è tra il mondo Impressionista e lo stilista. E’ un legame che si evince fortemente dalla produzione dell’artista. In particolar modo, questa unione emerge grazie alla presenza dei fiori negli abiti di Dior, che riflette sia un legame particolare con la sua infanzia che un’influenza di matrice impressionista. Per lo stilista infatti:
“Dopo la donna, i fiori sono la cosa più incantevole che Dio abbia dato al mondo.”
(Christian Dior, The Little Dictionary of Fashion, 1954; Impressioni Dior, Christian Dior e l’Impressionismo, Rizzoli, 2013). Forse, proprio tramite questo suo pensiero, riuscì a creare capi ricercati e mai banali sfruttando fiori, motivi floreali per coprire di tessuto il corpo della donna che li avrebbe indossati.
Meraviglioso esempio dell’utilizzo della flora nell’arte di Dior è l’abito Muguet, realizzato in organza di cotone bianca, adornato con campanule di mughetto, appartenente alla collezione di Haute Couture della primavera estate del 1957; quest’abito è tanto virgineo quanto solenne, non risulta eccessivo, nonostante l’abbondanza delle decorazioni che, però, sono estremamente bilanciate grazie a necessarie distanze poste tra le une e le altre.
Altra opera maestra portavoce di questa liason tra lo stilista e la corrente impressionista è Miss Dior: abito corto da sera con ricami floreali creato all’interno della collezione di Haute Couture della primavera estate del 1949. Questo capo è un tripudio di colore, dei toni tenui e del fiore in moda. È elegante, sinonimo di gioia ed è perfetto nelle sue linee.
Abito dal profumo completamente diverso, ma, nonostante ciò esponente del rapporto tra Dior e l’Impressionismo, è Brahms, realizzato in organza blu ardesia, presenta fiori rossi, blu e bianchi stampati; questo appartiene alla collezione di Haute Couture della primavera estate 1950. È imponente, austero, ha qualcosa di speciale e che non può farlo passare inosservato. Nello stile si distacca molto dai due nominati precedentemente e, forse, è proprio questo che sottolinea l’influenza floreale ed impressionista nel modo di creare dell’artista.
Chiarisco il mio punto di vista: se questa corrente fosse emersa omogeneamente nella produzione di Dior, potrebbe essere stata una contaminazione breve e momentanea; mentre, il modo in cui questo legame invisibile si manifesta dimostra di essere una fonte di ispirazione perpetua, che riesce ad assecondare momenti diversi della vita dello stilista.
Dior è un ottimo esempio di binomio arte-moda e continua ad esserlo proprio come Maison anche sotto la direzione artistica di Raf Simons, stilista belga classe 1968, che continua a portare avanti l’eccelso lavoro della casa di moda, valorizzando marcatamente gli aspetti legati all’arte.
Simons è approdato nel mondo Dior nell’aprile del 2012 mostrando i suoi primi lavori al grande pubblico nel luglio dello stesso anno con la presentazione della collezione di Haute Couture: ma il suo percorso artistico ha inizio molto prima. Comincia il suo legame con estetica e funzionalità nel 1991, iniziando a lavorare come disegnatore industriale per la progettazione di arredamento per interni. Dopo quattro anni di professione nel campo dell’interior design, decide di cambiare il suo percorso orientandosi verso il mondo del fashion design, iniziando, così, la sua carriera da stilista nel 1995.
Da allora il suo cammino è stato un crescendo di successi che lo hanno portato a sondare diversi terreni e ad ottenere molte soddisfazioni sotto vari aspetti, come ad esempio, potersi mettere in cattedra e sperimentare la docenza presso il Dipartimento di Moda dell’Università delle Arti Applicate di Vienna dal 2000 al 2005, oppure, ricevere il primo premio Swiss Textiles Awards di Lucerna nel 2003, per arrivare ad essere direttore creativo di Jil Sander, sia per l’abbigliamento maschile che per quello femminile dal 2005 al 2012, ricoprendo anche altri ruoli creativi e stimolanti, fino a diventare, appunto, direttore creativo della celebre Maison Dior.
Una chiave di lettura per comprendere al meglio la filosofia e quindi il modo di creare di Raf Simons è “l’orgoglio è l’individualità” (www.rafsimons.com), dunque una sorta di invito a non massificarsi ed a mantenere il proprio io come cardine, per non perdersi in correnti che non ci appartengono. Lui, infatti ha portato avanti questo suo pensiero, questo suo orgoglio interiore mostrando molto entusiasmo per l’incarico che gli è stato dato, ottenuto, forse, proprio per aver trasmesso negli anni questa sua individualità che lo distingueva dagli altri non rendendolo un prodotto in serie.
Quando inizia il suo percorso come direttore artistico presso la Maison, afferma
“Sono lieto di unirmi a questa grandiosa Maison. […] Per me, Christian Dior è sempre stato stato il più grande di tutti gli stilisti. La Maison Dior è simbolo di eleganza assoluta. Ho profondo rispetto per questo unico know-how. Sono totalmente cosciente dell’onore e della responsabilità che mi vengono consegnate oggi come direttore creativo del brand francese più famoso al mondo.” (Welcome Mr Simons, www.dior.com).
Simons, da amante dell’arte qual è, ha mostrato particolare interesse per il periodo creativo che va dal 1947 al 1957 di Christian Dior, periodo in cui si hanno le creazioni che rispecchiano maggiormente il legame che c’è tra lo stilista fondatore della Maison e la corrente Impressionista. Continuando a trasmettere i motivi, le fantasie e le passioni che guidano l’Impressionismo, Raf Simons ha proposto creazioni che profumano proprio di quel decennio in cui i fiori alimentavano le opere di Christian Dior.
Nel recupero della tradizione per orientarla al futuro e renderla quanto mai contemporanea ed idilliaca, Raf Simons crea questo abito da sera realizzato in organza bianca con ricami in mussola degradé richiamando fortemente lo stile puntinista portato in auge dai pittori George Seurat e Paul Signac. Questo capo appartiene alla collezione di Haute Couture dell’autunno inverno del 2012. Nei tratti e nella personalità richiama alla mente l’abito Miss Dior, presentando, però, movimenti diversi, forse proprio con lo spirito dell’orgoglio che è individualità. Credo sia uno degli abiti che si avvicina di più al concetto di sogno reso palpabile ed indossabile.
Altro capo che sviluppa il proprio io attorno al mondo floreale è un abito bustier da sera in tulle con ricami multicolori, che appartiene alla collezione di Haute Couture della primavera estate del 2013, nato, anch’esso, dall’anima di Raf Simons. Questa creazione appare più morbida nelle forme, meno romantica e forse più lontana dai tratti tipici di Christian Dior, ma resta, comunque una delle opere che meglio esprimono il legame tra la Maison Dior ed il mondo Impressionista.
Arte e moda, spesso, non sono mondi così distanti e, nonostante frequentemente emerga il lato effimero del fashion system, è estremamente affascinante scovare i retroscena e provare ad interpretare il perché di ciò che appare, la sostanza di ciò che vediamo.
(articolo di Federica Santini– foto apertura e finale post DiorMag)